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Gay & Bisex

27 A culo nudo nel parco


di iside59
11.05.2025    |    5.347    |    5 9.5
"Mi calò i pantaloni alle ginocchia e si impossessò dei miei genitali strizzandomeli, gli dissi che non mi piaceva e lui prese a segarmi il cazzo che a..."
Passeggiavo in un parchetto di periferia per godermi la frescura della vegetazione in una giornata soleggiata di primavere avanzata, sapevo che dove il fogliame si faceva più fitto e impenetrabile sarebbe stato possibile effettuare anche quegli incontri particolari che il mio io fingeva di esserne vittima casuale; facevo la mia interessata esplorazione, abbigliamento sportivo, pantaloni della tuta e felpa leggera, camminavo tranquillamente e cercavo di captare qualsiasi fruscio affondando lo sguardo tra il fogliame per scorgere qualsiasi minimo movimento che confermasse la mia impressione, quando dietro di me sentii un saluto deciso da parte di una voce sconosciuta di un tipo che mi seguiva da una ventina di metri, mi girai e lo vidi, era un tizio che già qualche giorno prima aveva cercato di abbordarmi senza troppo successo, e mi chiese:
“Ciao! Non c’è in giro nessuno oggi?”
Gli risposi garbatamente fingendo di non essere interessato alle sue attenzioni: “Non so, sto facendo due passi per sgranchirmi le gambe!”
Replicò: “Hai una sigarettina?”
Gliela porsi mentre continuava a fissarmi mettendomi a disagio, quasi in soggezione; avrà avuto sui sessant’anni, viso tondo, un po’ di baffi grigi, i capelli pure, anche lui in pantaloni della tuta e maglietta a maniche corte, sportivo anche lui insomma.
Gli porsi l’accendino per accendere, cominciò a fumare ma si notò subito che non era un fumatore abituale, non aspirava il fumo e lo espelleva subito, si capiva che la storia della sigaretta era tutto una tiritera per agganciarmi.
Poi di colpo andò al sodo sbilanciandosi in maniera palese: “Bella giornata oggi no? Cosa ti piace fare?”
Risposi indeciso: “Mah! Non so, sono alle prime armi!”
Si fece ulteriormente invadente e anche un po’ esibizionista: “A me piace fare tutto tranne che prenderlo in culo!”
Lo guardai sorridendo. Poteva essere il tipo perfetto per me, non gli piaceva quello che al contrario piaceva molto a me, gli risposi: “Chissà quanti culetti ti sei scopato in questo parco? Ce l’hai grosso?”
E lui: “Guarda!”
E così dicendo allargò il cordino che reggeva i pantaloni della tuta mostrandomi tutta la sua dotazione; vista la misura rimasi subito attratto da quel ben di dio, per essere un sessantenne mi sarei aspettato molta meno abbondanza.
Mi scappò un’esclamazione di stupore: “Che sberla di cazzo che hai! Ma quanti culi hai spanato con questo bestione?”
Bello largo, grosso e liscio, con una cappella tonda e lucida, già umidiccia; allungai la mano dentro i suoi pantaloni, impugnandoglielo per saggiarne la consistenza, con grande soddisfazione sua e inutile sottolinearlo, soprattutto mia.
Lui mi spinse, eccitato ed affannato, via dal vialetto verso dei cespugli molto più fitti degli altri, mentre io non staccavo la mano da quel timone, continuando a manipolarglielo con grande interesse.
Mi calò i pantaloni alle ginocchia e si impossessò dei miei genitali strizzandomeli, gli dissi che non mi piaceva e lui prese a segarmi il cazzo che a confronto del suo sembrava veramente piccolo.
Me lo prese in bocca ciucciandolo nel vero senso della parola e con le mani mi palpava le chiappe spingendole a se in modo che il mio cazzetto entrasse sempre di più nella sua bocca, d’altra parte, non avendo un cazzo come il suo, anche qualche centimetro in più avrebbe potuto fare la differenza; poi si alzò in piedi menandosi la bestia e mostrandomelo orgoglioso, mi poggiò una mano sulla testa e mi spinse giù all’adorazione del suo bastone.
Mi trovai la cappella violacea davanti al naso, lo odorai, sembrava ok, ma lui non mi lasciò il tempo di assaporarlo gradualmente in quanto spingendo la mia testa sul cazzo fui costretto ad aprire la bocca ed accoglierlo completamente ed immediatamente.
Mi scopò in bocca con veemenza, tanto che la saliva mi esondava dalle labbra; io in ginocchio davanti a lui con il suo coso che mi arrivava in gola e il suo fondo schiena che si muoveva freneticamente come se stesse scopando una fica.
Poi fece cenno di alzarmi, mi girò di schiena e cominciò a sfregare il suo manganello tra le mie chiappe, si sputò sulle mani ripetutamente per poi andare a spalmare la sua saliva sul mio buchetto eccitato e abbondantemente rilassato grazie ai suoi ripetuti massaggi; mi appoggiai con le braccia al tronco di un albero chinandomi a novanta gradi e rilassando completamente la mia fica anale donandomi in tutto e per tutto, lui continuava a sputare, spalmare e massaggiare, in quella posizione riusciva a sputare direttamente sul forellino che ormai sembrava desiderasse solo di essere profanato, il mio buco si aprii come un fiore, avrei voluto vederlo, così’ oscenamente aperto ed oliato, avrei potuto sostenere la monta anche di un cavallo brado.
Ecco il momento, appoggiò il suo fragolone violaceo sulle labbra della mia fica, fece pressione e senza troppa difficoltà il cappellone fu dentro, sembrava mi fosse entrata nel culo qualcosa delle dimensioni di una pallina da ping-pong, dopo poco ricominciò a spingere sprofondandomi dentro, centimetro per centimetro, fino a sentire la peluria del suo pube solleticarmi l’interno delle chiappe, la bestia era entrata tutta.
Senti le pieghe del mio buco tirarsi e dilatarsi piacevolmente quando quel tronchetto si introdusse senza troppe resistenze, mi sentivo pieno ed appagato, avrei voluto rimanere in quella situazione per un’eternità; dopo essere rimasto per qualche minuto fermo con il suo cazzo completamente immerso nei miei intestini, forse per abituare il culo alle misure del nuovo intruso, cominciò a muoversi e a battere l’inculata sempre più vigorosamente.
Intanto mi accorsi che non eravamo più soli, i soliti guardoni si erano assiepati intorno a noi, coprendoci però nel contempo da occhi indiscreti di eventuali passanti disinteressati, non tutto il male venne per nuocere; il mio scopatore si scatenò cavalcandomi come il toro cavalca la sua vacca, mi vibrava colpi vigorosi, uscendo quasi completamente e facendomi percepire quel senso di vuoto che mi fece desiderare che la verga tornasse presto dentro e in profondità, come regolarmente avvenne per dei buoni dieci minuti.
Qualcuno allungava le mani, qualcuno incitava colui che mi cavalcava ad essere più violento, qualcuno mi apostrofava con degli insulti volgarissimi, sentii qualche mano toccarmi le chiappe, il pisello, lasciai fare; qualcuno cercò anche di mettermi in bocca il suo arnese ma lo allontanai, volli godermi solo l’inculata fino alla fine, fino all’ultimo affondo vibrato.
Lo sentii venire dentro di me, lo sentii ringhiare come un pit-bull inferocito, sentii i suoi primi spruzzi nell’intestino, dopo qualche copioso fiotto di sborra calda, arretrò e fini di eiacularmi sull’esterno del buco del culo poggiando il suo biscione che pian piano andava rilassandosi tra le mie chiappe; poi lo spinse ancora dentro per un po’ di volte, rimmergendosi facilmente pur non essendo più rigido come all’inizio, facilitato comunque dalla sborra che mi colava dal culo e che lui con quei movimenti cercava di ricondurla all’interno del buco da cui esondava.
Poi lo tolse, il suo cazzo dalla base, dove la sua peluria era visibilmente appiccicaticcia, al glande viscido, lucido e violaceo, era ricoperto di sborra e umori vari e in maniera autoritaria mi ordinò di inginocchiarmi e di ripulirglielo con la bocca.
Obbedii e senza alcuna vergogna, davanti ad una decina di persone, dopo aver esibito loro il mio culo col buco allargato e dilatato dal passaggio di una nerchia di quel tipo, mostrai anche, come una cagna in calore obbedisce al suo padrone, rimuovendo e deglutendo ogni traccia di sperma o altro, dalla canna e dalla cappella.
Ma questa operazione di pulizia non tardò a dare gli effetti previsti, passò poco tempo e il bestione si rivitalizzò tornando duro e grosso come in prima, la sua cappella troneggiava nell’aria come a dimostrare che non gli era bastato quanto successo in precedenza; ero ancora in ginocchio davanti a lui, alzai la testa verso l’alto con la bocca aperta, come un passerotto che attende l’imbeccata dalla mamma passera, lui si segò furiosamente sopra la mia bocca fino ad esplodere in un’altra copiosa venuta che mi colmò la cavità orale, tracimando dagli angoli della bocca; guardai gli spettatori con aria da troia succhiacazzi e mimai un gargarismo, poi chiusi la bocca e come nulla fosse, deglutii il tutto, passandomi la lingua sulle labbra, da destra a sinistra e da sinistra a destra, prima sopra e poi sotto, facendo salire alle stelle l’eccitazione di chi stava assistendo, qualcuno di loro sborrò per terra, altri se lo menarono a vicenda, qualcuno cadde in ginocchio e cominciò a succhiare il cazzo del vicino.
Lui, dopo essersi asciugato la proboscide, la rinfoderò allacciandosi il cordino in vita con espressione soddisfatta sottolineando: “Ti è piaciuto? Sei proprio un rottinculo come pensavo! Alla prossima, sempre a tua disposizione.”
Gli risposi soddisfatto: “Grazie! Alla prossima!”
Mi ricomposi asciugandomi lentamente con dei fazzoletti di carta il culetto dando spettacolo per i guardoni presenti, ancora piegato a novanta gradi, con un fazzolettino raccolsi la sborra che colava ancora dalla cloaca che era diventato il mio buco del culo facendo attenzione a non accelerare troppo i movimenti, un po’ teatralmente, ma d’altra parte anche loro dopotutto avevano bisogno di divertirsi un poco; poi mi ripulii gli angoli della bocca dove si annidavano ancora i residui della sborrata copiosa che avevo avidamente ingoiato, sempre sotto gli occhi attenti ai particolari degli allupati spettatori, ripresi la mia passeggiatina nel parco come nulla fosse successo, col culo che non mi doleva neanche più di tanto.
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